sabato 24 gennaio 2015

LE VALLI DEL DELTA DEL PO




Chiudi il libro e scocca una domanda: ma come si fa a scrivere un libro così? Cioè, materialmente come si fa a conoscere ogni centimetro del territorio che è il protagonista, il personaggio principale di questo splendido volume curato da Emiliano Verza e da Danilo Trombin? Le valli del Delta del Po (questo il titolo del volume edito da Apogeo Editore di Adria) non è un lavoro di facile divulgazione: è piuttosto un testo di grande spessore scientifico messo insieme usando lo strumento più importante che ha a disposizione il naturalista: l’osservazione. Ma per osservare con questa precisione ci vuole un grande amore ed una grande passione per ciò che si osserva.
La struttura del libro è composita: gli autori mettono insieme una curatissima mole di dati descrittivi (struttura morfologica, flora e fauna delle valli del Delta) con un’altrettanto nitida pennellata storico – culturale su questi ambienti che sono tra i più caratteristici del territorio del Delta del Po veneto. Straordinario ed utilissimo l’apparato di immagini che accompagnano la ricerca e che somma fotografie, mappe, tabelle statistiche, documenti storici. Non c’è una dimensione delle nostre valli che non cada sotto l’attenta osservazione degli autori che impastano il loro racconto in un linguaggio che è spesso tecnico ma comunque sempre distesamente narrativo.
Questo però non è solo un libro bello e curato: è anche utile, direi quasi fondamentale per il futuro del nostro territorio; non c’è un capitolo, infatti, in cui Trombin e Verza dimentichino di segnalare cosa è necessario fare per mantenere e conservare integra la vita delle valli. Lo sappiamo tutti: il Delta non è solo un territorio unico al mondo (anche se purtroppo questa unicità non è un sentire così diffuso tra i polesani); il Delta è soprattutto un ambiente fragilissimo e gli autori lo fanno capire ad ogni pagina. Per questo motivo sono convinto che questo sia un libro che tutti possono (e dovrebbero) leggere, ma che dovrà soprattutto essere studiato a fondo da coloro che di questo territorio hanno in mano, a qualsiasi livello, le decisioni gestionali che ne determineranno il destino.
Se si trattasse solo di descrivere un libro di grande importanza per il Delta del Po (non credo esista, nella pur vasta bibliografia sul Delta, nulla di simile), potrei anche mettere qui il punto e salutare. Ma resterebbe fuori un livello di lettura che non è immediato e che credo possa interessare tutti coloro che questa porzione di mondo non solo la vivono, ma anche la amano profondamente. A me, che il Delta l’ho conosciuto a quarant’anni, gira per la testa una domanda: perchè ci si innamora del Delta? Credo che la risposta sia complicata. Quello che di questo territorio ti si avvinghia fin da subito non è una somma di paesaggi, di colori, di odori, di forme. E’ principalmente un sentimento. Un’emozione complessa che non ha a che fare solo con la bellezza degli ambienti ma con qualcosa di profondo che agisce nel profondo. Conosco abbastanza bene Danilo Trombin ed Emiliano Verza, così come conosco molti altri che partecipano e che vivono di questo sentimento. Ed ogni volta che parlo con loro (che qualcuno ha definito “i sacerdoti di questo territorio”) non vedo solo delle persone che amano molto il luogo in cui vivono ed il lavoro che fanno, ma ho piuttosto l’impressione di vedere in loro qualcuno che è riuscito a catturare un senso ed a tenerselo stretto. Solo all’interno di questa dimensione si può provare il desiderio (e i desideri nascono solo dai sentimenti) di conoscere in profondità ogni aspetto di un luogo e di tutelarlo, conservarlo, difenderlo.
Per questo sono convinto che anche le pagine più freddamente tecniche di questo studio possano regalare emozioni. Le migrazioni stagionali dei pesci eurialini, le strategie delle piante fanerogame per difendersi dall’alta salinità delle acque, la tenacia esistenziale del vilucchione che si aggrappa alla canna palustre per sopravvivere; e poi le centinaia di specie di uccelli e la loro vita qui, la storia e la dimensione economica della caccia e della pesca, la lotta dell’uomo per mantenere vitale la valle. Pagina dopo pagina questo libro ha costruito un’anatomia di un sentimento che da sempre ho fatto fatica ad inquadrare, ma che ora conosco un po’ meglio. E’ come un esame clinico che ti svela nel dettaglio le ragioni profonde, microscopiche, strutturali di un assetto del tuo corpo. Ed ora che ho bevuto questo libro credo di saperne un po’ di più del motivo per cui, ormai molti anni fa, sono stato catturato da un sentimento di cui non mi sono più liberato. Né ho alcuna intenzione di liberarmi.  
Sandro Marchioro, in REM n.1/2012

Il delta davvero - Itinerari


C’è chi il Delta del Po lo vive ogni giorno, e di fretta ne percorre le strade asfaltate o gli sterrati di campagna. Lo fa chi ci è nato ed è abituato ai suoi imperdibili tramonti estivi o alle sue fredde albe invernali. Ma c’è anche anche chi sceglie di andarci per ricercare un’esperienza diversa, fuori dalle direttrici consuete del traffico. Questa Guida è per questo viaggiatore, e gli itinerari che abbiamo indicato serviranno a guidarlo alla ricerca dei luoghi più interessanti disseminati nel territorio dei nove Comuni del Delta e fra ristoranti, agriturismo, bed & breakfast, attività artigianali, dove lo invitiamo a fermarsi, prima di proseguire la sua avventura.

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venerdì 23 gennaio 2015

ROVIGO : I LUOGHI IL TEMPO - SERGIO GARBATO

Rovigo appartata città di provincia? Forse sì, ma ormai tanto tempo fa. Rovigo città di campagna come suggeriva uno scrittore che l'ha molto amata? Sì, ma oggi la campagna è lontana. Rovigo città di confine? Certamente, ma con misura. Rovigo città d'acqua? A patto, però, di tenere a mente che è tutto il territorio a essere stretto tra i due maggiori fiumi d'Italia e tagliato in ogni direzione da altri fiumi e canali. Rovigo città di pianura? Naturalmente, ma i colli euganei sono a due passi e le loro forme si profilano nell'azzurro quando il cielo è terso. Rovigo città d'arte? Se ne parla in tempi recenti e i capolavori e le raccolte preziose non mancano. Rovigo città di poeti? Ce ne sono stati diversi e hanno lasciato traccia vivida e affettuosa. Per cogliere l'identità smemorata e smemorante di questa città si può, forse, cercarla con il cannocchiale rovesciato della storia, magari per trovare il segno di una duplicità che si manifesta in ogni tempo ma in modo diverso. Ci sono le vestigia di un castello medievale perduto che si affaccia su una strada di grande traffico urbano, per riconoscersi nello specchio deformante del presente. C'è la città estense e c'è quella veneziana, con palazzi prestigiosi e la memoria affascinata di stagioni d'arte e cultura, ma anche di complesse vicende idrauliche. C'è la piazza grande e c'è quella più recente e attigua che occupa lo spazio che era stato di una chiesa e una terza che si apre là dove era il ghetto ebraico. C'è un duomo luminoso e maestoso, ma c'è anche l'antica chiesa francescana che ancora offre i suoi tesori e poco oltre un tempio dedicato alla Vergine che è anche il trionfo del manierismo veneto. A percorrerla e ripercorrerla, Rovigo offre stimoli e suggerimenti, ma con pudore e reticenza, come ha sempre fatto, in un continuo intreccio di presente e passato. Una città disseminata di segni e indizi che non si lasciano catturare al primo sguardo. Una città che questo volume vuole raccontare attraverso un itinerario che va dalle due torri e dai brandelli di mura al duomo di Santo Stefano e a piazza Vittorio Emanuele II con i suoi poderosi palazzi e l'Accademia dei Concordi, per poi insinuarsi in piazza Garibaldi e correre verso la chiesa di San Francesco e la Rotonda, senza però tralasciare deviazioni e occasioni diverse, mescolando storia e quotidianità, sogno e realtà, arte e tradimenti, poesia e aneddoti. Né mancano le incursioni fuori dalla cinta urbana, per scoprire quartieri antichi e recenti e la corona delle frazioni che circondano la città, magari seguendo il corso dell'Adigetto, sospinto, nei secoli, sempre più in periferia, fino a perdersi nella campagna. Questo viaggio attraverso i luoghi e il tempo è sostanziato da immagini vecchie e nuove, ma soprattutto dai risultati di una attenta ricognizione fotografica che vuole rivelare i numerosi volti della città.

trovi il Libro 
 le torri 

 il complesso degli olivetani

 il museo dei grandi fiumi

 palazzo roverella
 il tempio della beata vergine del soccorso






giovedì 22 gennaio 2015

Associazione Culturale Minelliana



L’Associazione deriva il nome da Antonio Minelli, il più celebre tipografo rodigino dell’800.
E’ sorta nel 1968 e, il 18 maggio 1978, si costituì in Associazione con un proprio statuto. Si propone come finalità di studiare e far conoscere l’arte, la storia e la cultura del Polesine.
Peculiarità dell’Associazione è il manifestarsi eminentemente come casa editrice, attenta alle realtà locali, ma anche proiettata allo sviluppo di rapporti con il mondo accademico e intellettuale nazionale.
Convegni, ricerche, attività espositiva, formativa e di catalogazione, concerti, festival di musica e cultura popolare, pubblicazione e presentazione di libri costituiscono gli strumenti utilizzati in questi anni per affermare la centralità dell’identità storica e culturale del Polesine, con interventi rivolti alla salvaguardia e valorizzazione della storia locale, delle tradizioni popolari, del patrimonio artistico, ambientale e architettonico del territorio.

I moti del 1848-1849 nel Polesine e nell’area Padano-Veneta


…Le aspirazioni all’indipendenza, insieme con le istanze unitarie repubblicane e federaliste, com’è noto, si delinearono sempre più consapevolmente negli Stati italiani a partire dal 1848. Nel Polesine, in particolare, Alberto Mario, che proprio nel ‘48 conobbe Giuseppe Mazzini di cui seguì la dottrina politica unitaria repubblicana fino agli anni ‘60, divenne seguace di Carlo Cattaneo e quindi propugnatore del sistema democratico-federale che anteponeva la Libertà all’Unità.
In questo Convegno nella prima parte è stata presa in esame la società polesana prima e dopo il 1848, insieme allo spirito pubblico (compreso quello del clero polesano) sulla base di documenti archivistici e della stampa periodica. Nella seconda parte approfondendo il confronto ideologico fra unitori e federalisti, non poteva, mancare l’esame del pensiero politico di N. Tommaseo, D. Manin, A. Mario, C. Cattaneo e Antonio Rosmini.



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